Dal Maso Belvedere si può osservare la Piana Rotaliana, protetti dalle colline del conoide di Faedo che portano verso la Val di Cembra, in uno dei punti meglio esposti alla luce dell’intera zona. L'occhio attento scorge anche la cima del Monte Bondone, la montagna di Trento e uno dei simboli della città che da qui dista pochi chilometri. Una vista incredibile, ancor di più se pensiamo che tutti i terreni del Maso sono coltivati a vigneto e producono alcuni dei vini più rappresentativi del Trentino.
Approfondiamo la conoscenza dell’Azienda Agricola Bellaveder, realtà da tempo associata a FIVI e convinta promotrice della coltivazione biologica in campagna, andando alla scoperta di tre diverse interpretazioni del Pinot Nero trentino.
Se il Trentodoc è il biglietto da visita con cui l’azienda si è fatta conoscere ed apprezzare, il Pinot Nero gioca un ruolo altrettanto importante e centrale nella proposta vinicola di questa cantina: una delle uve più affascinanti, sicuramente tra le più difficili da far esprimere al meglio, ma allo stesso tempo così intrigante e versatile. L’azienda ne produce tre versioni diverse tra loro, provenienti da due vigneti distinti e situati geograficamente in zone a sé stanti all’interno del territorio del Trentino.
Iniziamo provando per primi i due prodotti che provengono da uve coltivate nel vigneto San Lorenz, situato a Cavedine in Valle dei Laghi. Le uve crescono a 600 metri di altezza su terreno calcareo, rivolgendo lo sguardo sia alle Dolomiti di Brenta che ai numerosi laghi di questa valle. Queste uve possono dare vita sia a vino fermo che a spumante.
Le tre versioni di Pinot Nero di Bellaveder |
Il primo che assaggiamo è il Trentodoc Brut Rosé Nature, con sboccatura a maggio 2022. Esclusivamente uve Pinot Nero, dosaggio zero, una riserva millesimata 2018 lasciata affinare 36 mesi sui lieviti e qualche mese in bottiglia dopo la sboccatura. Un prodotto ricco di personalità, dove emergono molto chiaramente le note di fragolina e sottobosco tipiche del vitigno, affiancate in modo elegante da sentori di lieviti e crosta di pane. Anche il perlage è molto fine. La spalla acida è bilanciata ottimamente. Un rosé in netto contrasto con quelle scelte ammiccanti e piacione che hanno popolato il mercato dello spumante: forte del metodo “nature”, evita di risultare ruffiano, esaltando il lavoro svolto dal vignaiolo in vigna.
Il medesimo vigneto produce anche il Pinot Nero San Lorenz, un vino davvero sorprendente. Vinificazione in tino tronco conico e sei mesi di affinamento in legno. Risulta molto intrigante fin dal primo impatto: ottimamente bilanciato tra i ricordi di fragolina e ribes, con note marcate di terra umida. Si affida in bocca ad un bel corpo, considerate le caratteristiche del Pinot Nero. Il passaggio in legno ne esalta la struttura, rotonda e morbida al punto giusto, correttamente sorretta da una valida striatura minerale. Più lieve l’uscita, tra note vanigliate e sensazioni di frutta a bacca rossa.
La Riserva Faedi, di cui diverse annate sono state premiate al Blauburgundertage, viene prodotta da un clone francese di uve coltivate a San Michele all’Adige. Il terroir è diverso rispetto a quello della Valle dei Laghi: al maso è presente il cosiddetto “werfeniano”, lo stesso che si trova in località Mazzon. Anche il processo di vinificazione è differente: fermentazione in tonneau, affinamento di un anno in barrique e a seguire un ulteriore anno in bottiglia. Prodotto elegante e complesso, un vino davvero espressivo, con grandi potenzialità di invecchiamento. Esaltato dall’affinamento in legno, lascia davvero sorpresi per la commistione tra eleganti ricordi di frutta a bacca rossa, spezie, pepe e la sua struttura, più imponente rispetto ai canoni classici del vitigno. Molto raffinata la beva, che risulta agile grazie ad una bella spalla acida e ad un tannino ormai domato dal lavoro in cantina.
P.C.
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