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Tra i vigneti innevati alla scoperta della Südtiroler Weinstraße

Una delle persone che più di tutte ha avuto un ruolo influente nel farmi conoscere il vino è stata mio padre. Inizialmente non mi volevo avvicinare al prodotto, anzi da bambino cercavo di evitarne l'odore. Ad un certo punto però la curiosità si è trasformata in interesse, poi in passione. Non è solo per questo motivo che gli devo molto, ma è sicuramente una delle cose che ci tiene sempre uniti. Quest'anno durante le vacanze natalizie ho voluto portare mio padre a visitare alcune cantine lungo la Südtiroler Weinstraße.

Vuoi per turismo, vuoi per questioni lavorative, ho spesso percorso la Strada del Vino dell'Alto Adige, specialmente nella sua sezione che da Cortina porta a Caldaro, passando per Termeno. La strada in sé si estende per circa 150 chilometri immersi tra vitigni autoctoni ed internazionali, toccando la bellezza di 16 comuni dove è possibile trovare l'incredibile numero di 70 cantine vinicole. Tra tutte le possibili scelte, ho optato per alcune tra le più rinomate: la Cantina di Termeno, la Cantina di Caldaro e la Manincor.

La vista sui vigneti dalla terrazza di Cantina Tramin. In lontananza il lago di Caldaro.

La cantina di Termeno è più facilmente conosciuta con il nome tedesco del comune: Tramin. Una cantina meravigliosa a livello architettonico, con le grandi vetrate sorrette dagli elementi moderni di colore verde, in continuità con l'edificio storico. Questa cantina gode di grande successo nazionale ed internazionale, con svariate linee di prodotti che soddisfano tutte le esigenze. Ne ho provati davvero tanti di vini prodotti in questo luogo, probabilmente sono più quelli che ho assaggiato rispetto a quelli che mi mancano.

In cantina optiamo per il Lagrein Urban e per l'assemblaggio Stoan. Mi soffermerò su quest'ultimo:
lo Stoan 2021 è un audace assemblaggio di Chardonnay, Sauvignon, Pinot Bianco e Gewurztraminer. La commistione è incredibile: al naso emergono note lievi di agrume, pesca bianca, mela, pera, ricordi floreali e di mieli. La struttura sapida in bocca risulta ben integrata, con una vispa mineralità che contraddistingue sempre il sorso. I ricordi di frutta matura e miele in uscita sono la chicca finale.

Presso questa cantina sarebbe un vero peccato non assaggiare vini quali il Sauvignon Pepi, il Pinot Nero Marjun ed il Gewurztraminer Nussbaumer: quest'ultimo è un prodotto straordinario, complesso, senza rinunciare alle note tipiche di questo aromatico. Avendolo provato in annate differenti, l'invecchiamento può portarlo a risultare opulento, grasso e ricco mentre in annata risulta fresco, minerale e delicato. Miele, rosa, lytchi, vaniglia e roccia umida la fanno da padrone. Un must di questa cantina. 

Un dettaglio all'interno di Kellerei Kaltern.

La tappa successiva ci porta alla cantina di Caldaro, conosciuta naturalmente anche come Kaltern. Situata in pieno centro al paese, molto moderna ed imponente, è tra le più rinomate in Alto Adige. Anche di questo produttore ho avuto modo di provare numerosi vini in passato, sia della linea Quintessenz che delle varie selezioni come il Sauvignon Stern, il Lagrein Lareith o il Merlot Lason. Ci soffermiamo su due prodotti in annata, il Cabernet Sauvignon Riserva Campaner 2013 ed il Pinot Bianco Riserva Vial 2016.

Il Campaner ha già nove anni sulle spalle quando lo apriamo e ci sorprende perché risulta ancora perfettamente fresco: l'età ha soltanto giovato alla maturazione complessiva del prodotto. Profumi incredibili al naso dove i richiami al frutto a bacca rossa, al sottobosco e al terriccio umido bene si amalgamano a ricordi vegetali e balsamici. Vino dall'incredibile potenzialità evolutiva: la spalla acida in bocca risulta ancora vispa e bene amalgamata, rendendo agile la beva. Il tannino si è ammorbidito, ma fa ancora capolino. La struttura non è particolarmente complessa ed in persistenza troviamo richiami continui alle spezie e alla frutta a bacca rossa.

Il Vial parte da una base eccellente - bevuto al calice in annata è gradevolissimo - e l'evoluzione dovuta all'affinamento lo rendono di qualità superiore. Al naso risulta complesso, con la pera matura a farla da padrone assieme a ricordi di fieno, miele e note minerali di roccia umida. Rotondo in bocca, mantiene però una certa agilità e freschezza, grazie anche ad un'uscita minerale. Persistenza balsamica.

I vigneti innevati di Manincor. Sullo sfondo il Lago di Caldaro.

Ultima tappa la tenuta Manincor, presso San Giuseppe al Lago. Un'azienda molto interessante di cui avevo soltanto sentito parlare, con una forte vocazione alla sostenibilità e alla biodinamica, oltre naturalmente alla grande qualità del vino prodotto. Da qui il Lago di Caldaro si vede davvero da vicino e, essendoci stato per qualche ora durante l'estate, rimpiango un po' il fatto di essere qui adesso che le piante sono spoglie, che gli animali non si aggirano liberi e senza poter osservare gli acini.

Degustiamo il Pinot Bianco Eichhorn 2021 e lo Chardonnay Sophie 2021. Dei due preferisco l'interpretazione del Pinot Bianco, una delle scoperte più interessanti dell'anno: un prodotto pieno, ricco e potente, dove la striatura minerale risulta incisiva e si unisce ad una nota di miele davvero rotonda, bilanciata alla perfezione dalla spalla acida perfettamente bilanciata. Note fruttate classiche che rimandano alla mela si uniscono a ricordi di fieno. Consigliarlo è davvero troppo semplice.

L'interpretazione dello Chardonnay di Manincor va decisamente a scegliere l'eleganza: è un vino estremamente lieve, dal naso intrigante e complesso che richiama anche a ricordi citrini e vegetali, a tratti distanti dalle classiche note di frutta estiva tipiche del vitigno. Frutta a pasta gialla come l'ananas in bocca, dove la striatura minerale si fa sentire su note vanigliate e di miele. 

Le brevi giornate invernali non ci lasciano molte ore di luce per pensare di estendere oltre il nostro tour. Con il buio che rapidamente fa capolino tra i vigneti innevati, ci congediamo dalla Strada del Vino rivolgendo un ultimo sguardo al Lago di Caldaro.

P.C.

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