Con questo articolo ci concediamo il primo "fuori pista", una cosa che ci piacerebbe introdurre per parlare di zone particolarmente vocate, oppure di territori che hanno accolto una parte della nostra storia, senza dimenticare le nostre radici friulane.
Ho pensato che escludere il Trentino e l'Alto Adige da questo blog sarà per me man mano sempre più complicato. Mi sono trasferito in Trentino nel 2019 e tuttora ci risiedo. Si tratta di un territorio estremamente interessante a livello enogastronomico dove i vini sanno raggiungere livelli importanti.
Per questo motivo oggi vi voglio parlare di Corvée, una realtà giovane ed emergente situata in Val di Cembra, più precisamente nel comune di Cembra Lisignago.
La montagna diventa vigna in Val di Cembra |
Una delle prime cose a colpirmi è la strada: un tortuoso saliscendi mi porta dalla pianeggiante cittadina di Lavis ai vicoli montuosi della Val di Cembra, dove sono circondato dalle enormi terrazze costruite a mano. Grazie a questi muretti a secco, la vista è incredibile: la montagna è stata modellata in funzione dell'agricoltura, rendendola quanto più mite possibile. Tuttavia ciò che la montagna dà, toglie: è molto difficile riuscire ad utilizzare strumenti moderni come i trattori su questi piccoli muretti a strapiombo. L'uomo deve conquistare il proprio raccolto con grande fatica.
Questa caratteristica emerge anche nella scelta del prodotto finale destinato alla vendita. La Val di Cembra raggiunge quote elevate, per cui il terroir ed il microclima facilitano l'agricoltore con alcuni vitigni. Qui il Müller Thurgau e lo Chardonnay destinato alla spumantizzazione sono sicuramente prodotti di altissima qualità, che ricevono meritatamente grande attenzione e numerosi riconoscimenti.
Corvée è una parola francese che ha origine nell'età feudale. In alcune società del tempo al posto della decima da versare al padrone, il vassallo o lo schiavo dovevano offrire lavoro gratuito nelle terre del signore locale. I muretti della Val di Cembra sono nati proprio in quest'epoca, attraverso questa forma di manovalanza. Il nome scelto per l'azienda riprende questo racconto e lo riporta anche sulle etichette dei vini fermi, dove sono visibili le stilizzazioni dei sassi e delle impronte digitali di chi, attraverso la propria fatica, ha permesso che la montagna diventasse un vigneto.
Ad accogliermi in cantina c'è Moreno Nardin, enologo e uno dei soci fondatori di questo progetto. Nei 14 ettari coltivati Moreno punta ad innovare rispettando la continuità e la tradizione, avendo cura per la pianta in modo da donare tutta l'essenza della Valle nel vino che produce. Tra i suoi vini, vado a colpo sicuro elencando i due che a mio modo di vedere raccontano meglio la sua storia.
Viàch Müller Thurgau 2018: è un prodotto gradevole, elegante e lineare, un vino molto ben eseguito. Sentori di frutta estiva si accompagnano alle più classiche note di lime e mela verde. Presente anche un'importante base minerale, con sentori di roccia umida. Molto continuo in bocca, dove la sferzante mineralità lascia spazio ad una spalla acida caratteristica del vitigno, ma mai eccessiva. Vino fresco e di facile beva. Persistenza molto interessante, con ricordi marcati di mela verde e note citrine.
Ricordiamo che il Müller Thurgau di Corvée è stato premiato con i tre bicchieri dal Gambero Rosso nelle annate 2017, 2018 e 2019.
Corvée Brut Trentodoc: tra i molti Trentodoc prodotti da Moreno, punto su quello più alla portata di tutti i palati. Ne emerge un Trentodoc con vivide sensazioni di pasticceria, frutta matura, crosta di pane e lievito al naso. Si presenta in bocca con un perlage fine, deciso ma non invadente, ed una striatura minerale elegante. Chiude con spunti amaricanti tipici della frutta secca, lasciando in persistenza note cremose.
Questo spumante è stato più volte sulla mia tavola, su quella di amici, ha stupito persone che non lo conoscevano, ha fatto un figurone ad un evento di gala ed è più semplicemente un'ottima bollicina. Lo è anche per la filosofia che Moreno trasmette al prodotto, volutamente focalizzata sull'accompagnamento e sulla convivialità, non sul protagonismo del vino in sé.
Mi congedo con la sicurezza di avere davanti a me un produttore emergente che farà parlare a lungo del proprio vino.
P.C.
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