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Rewind: Castelvecchio - Sagrado Rosso 2016

Rewind: è un format diverso per Beregionale, ma è soprattutto un modo per raccontare un vino che è rimasto nel nostro cuore: una capsule emotiva legata ai ricordi.

Esiste un legame particolare tra chi è nato in Friuli e la sua terra: è un territorio aspro, che chiede tanto e spesso dà poco in cambio. Di qui in molti sono passati, in pochi si sono fermati e una buona parte di chi ci è nato ha scelto di andarsene. La storia di questa regione ne è la conferma, con le tracce del suo passato ancora visibili nelle diverse lingue e culture dei suoi abitanti.

In Friuli vengono coltivate tantissime varietà autoctone, adattate naturalmente alle caratteristiche climatiche e geologiche, come la Ribolla, la Vitovska, il Terrano, lo Schioppettino o il Picolit. Oltre a questi vitigni si possono trovare uve di origine germanica, come il Riesling e il Gewürztraminer. Non dimentichiamo però che in Friuli si trovano espressioni altissime di varietà francesi sia a bacca bianca che rossa.

Ecco gettate le premesse per il mio Rewind: per parlare di un'emozione e di un ricordo legato ad un vino della mia regione, ho scelto il Sagrado Rosso 2016 prodotto dall'azienda agricola Castelvecchio a Sagrado, una realtà storica situata in una zona a cavallo tra il Carso e la valle dell'Isonzo.

Le cime innevate delle Alpi viste dalle vigne della tenuta

Associo questo vino ad un momento emotivamente intenso: il ritorno alla quasi normalità dopo due anni di individualità forzata, dove avevo quasi dimenticato la meravigliosa semplicità di una tavolata di amici accompagnata da un calice di vino. 

Tra le colline carsiche, dove la terra è rossa grazie alla sua ricchezza di ferro e minerali, vengono coltivate varietà autoctone e uve francesi che convergono in un vino assemblato utilizzando Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Terrano, affinati per tre anni in barrique.

Al naso è potente, spicca la frutta a bacca rossa, molto matura, che viene accompagnata da spezie, tabacco tostato e una leggerissima nota vanigliata. L’assaggio non delude: risulta caldo, largo e persistente, con i tannini presenti ma addomesticati dai tre anni trascorsi in botte.

Uno sguardo all’interno della tenuta.

Un vino ottimo per una cena importante a base di carne rossa o selvaggina, ma adatto anche alla cucina tipica “carsolina”. Tuttavia non mi sento di limitare il Sagrado Rosso soltanto a questo ruolo: può diventare un vino per le grandi occasioni o perfino un calice da meditazione, senza dimenticare che può esprimersi bene anche come prodotto conviviale, da gustare tra amici, all’aperto, insieme.

È un vino che nella sua complessità mi ha regalato un ricordo persistente, forte come il suo sapore: il ritorno alla normalità.

F.B.

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