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La Barbera: come ho mosso i miei primi passi tra i rossi piemontesi

Per la prima volta sulle pagine di Beregionale mi voglio addentrare in uno dei territori “sacri” del vino italiano, il Piemonte. Lo farò attraverso un racconto, una narrazione legata al momento in cui ho scelto di dedicarmi per quasi un mese mi sono avvicinato ai vini rossi piemontesi, in particolare alla Barbera.

Non sono certo il primo - e non sarò mai neppure l’unico - ad amare il Piemonte e i frutti della sua terra. In questa meravigliosa regione però ci sono stato soltanto per motivi di lavoro, finora mai per piacere. Ritengo che questa premessa sia importante: non posso e non voglio entrare nel dettaglio sul terroir o sulle tecniche di produzione come potrei fare parlando di una cantina in Friuli, Trentino e Alto Adige.

Terra di straordinari vini, il Piemonte è soprattutto conosciuto per i suoi rossi.

Per avvicinarmi alla terra di Barolo, Barbera e Dolcetto ho dovuto per prima cosa mettere da parte ogni preconcetto: più “puro” l’approccio, più libera la mente, più vera sarebbe stata l’esperienza. Ho tirato fuori quel briciolo di conoscenza che avevo sulle spalle - soprattutto in fatto di Nebbiolo - e ho iniziato dando ascolto ai consigli della mia enoteca di fiducia. Il risultato? Un incontro che da quel momento ha sempre funzionato e non mi ha mai deluso.

Un rosso del Piemonte è come un amico che in qualsiasi occasione ho piacere ad incontrare, pronto per accompagnare un momento che voglio prendere per me, per una chiacchierata con la mia compagna, per una piccola cena in famiglia, per un momento di convivialità. Elegante e raffinato, complesso e snello allo stesso tempo, grintoso, pepato, speziato, fruttato, corposo, tannico, gustoso, piacevole; per me ormai una certezza.

La parte migliore? Ci sono davvero moltissime interpretazioni eccellenti in cui si sente la mano del vignaiolo o dell’azienda. Ecco che cosa ho scoperto:

Réva - Barbera d’Alba Superiore 2019
Al naso ciliegia, amarena sotto spirito, seguite da note di spezie - su tutte cannella e pepe. Spunti vanigliati a ricordare il passaggio in legno, meno marcate quelle di terra umida. Notevoli le punte balsamiche susseguite a tratti da ricordi ematici. In bocca è continuo, la terra umida e le spezie si uniscono in un connubio perfetto con i ricordi di amarena e frutta rossa carnosa. La spalla acida è ben gestita, rende agile il sorso e ne risalta la sensazione minerale. Gradevoli le note di spezie in uscita, su tutte la liquirizia.

Silvano Bolmida - Conca del Grillo Barbera d’Alba Superiore 2018
Naso fruttato, con ricordi netti di prugna, ribes e frutta matura a bacca rossa. Mi spiegano che questo vino subisca un intenso processo di macerazione. Emergono anche note di cuoio e cioccolato. In bocca è molto succoso, fruttato, con ricordi di spezie e pepe. Strepitoso l’uso del legno che dona eleganza al prodotto, con una lieve nota vanigliata, appena accennata. Uscita lunga e calda, ricca pur non perdendo in agilità.

Due tra le Barbera in prova: Ratti e Réva.

La Spinetta - Ca’ di Pian Barbera d’Asti 2015
Un vino schietto e piacevole, molto fruttato al naso dove i ricordi di frutta rossa carnosa e di piccoli frutti del sottobosco si uniscono a sensazioni floreali e di terra umida. È un naso fresco, con lievi note vanigliate legate al passaggio in legno. In bocca risulta continuo, agile, mai opulento, con una sferzante spalla acida che si unisce perfettamente alla striatura minerale. Di buon corpo, con una struttura non particolarmente pronunciata, risulta davvero godibile.

Claudio Alario - Valletta Barbera d’Alba 2017
Davvero ottimo fin dal primo approccio, dove emerge al naso un connubio molto affascinante di note minerali, speziate e di frutta a bacca rossa, note di macerazione, confettura e lievi ricordi burrosi. Continuo in bocca, dove le note fruttate emergono preponderanti e succose su una spalla acida corretta ed una buona struttura, retta da una mineralità adeguata. Agile e di facile beva, un rosso assolutamente riuscito, buono ed intenso.

Ratti - Villa Pattono Barbera d’Asti 2020
Molto interessante fin dell’esordio dove si percepisce una sensazione di frutta rossa matura, prugna su terra umida e spezie. Vinificato in acciaio non raggiunge la complessità cui potrebbe ambire con un po’ di legno, ma risulta comunque pieno, rotondo, gustoso. Struttura ottima per reggere qualsiasi piatto, si apprezza anche la nota acidula ed il tannino, ruvido il giusto. In chiusura nuovamente ricordi di prugna e sensazioni di pepe delicate.

P.C.

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