Rewind: è un format diverso per Beregionale, ma è soprattutto un modo per raccontare un vino che è rimasto nel nostro cuore. Non parlerei però di una selezione di prodotti preferiti, quanto più di una capsule emotiva legata ai ricordi. Sulle pagine del blog ci soffermiamo su quei vini che raccontano un territorio e che ci emozionano, parlando del legame indissolubile tra la terra e la sapienza dell'uomo.
Oggi voglio portarvi tra le dure rocce calcaree dell'altopiano del Carso, uno dei punti centrali della Mitteleuropa, un luogo importantissimo per le genti della Venezia Giulia: ricchissimo di tradizioni enogastronomiche che risalgono al medioevo, passando per una mai dimenticata identità asburgica, senza dimenticare la forte relazione con le popolazioni di lingua slovena.
Il Carso è un luogo difficile, spazzato dalla Bora che soffia da Nord-Est e popolato da persone resilienti, capaci di mantenere altissime e fiere le proprie tradizioni, rinnovando di generazione in generazione un mix di culture che soltanto chi è nato da queste parti può davvero comprendere appieno.
Sono nato a Monfalcone, ai piedi del Carso. Per ognuno di noi questo altopiano ha un significato particolare. Chi è appassionato di storia si esalta visitando le varie zone monumentali e camminando nelle trincee della Prima Guerra Mondiale, magari leggendo le poesie di Giuseppe Ungaretti. Chi ama i colori e i profumi della terra rimane affascinato dal bosco e dai sentieri, dove le piante autoctone cambiano colore in autunno diventando gialle, rosse e arancioni, producendo un effetto meraviglioso.
Con lo sguardo al mare e le spalle alla montagna, tra i castelli di Duino e di Miramare, racchiuso tra Trieste e Gorizia, il Carso è un piccolo lembo di terra capace di regalare emozioni uniche, anche quando si parla di vino: abbiamo scritto in passato di alcune delle migliori espressioni di questo territorio, patria di vitigni autoctoni come la Malvasia, la Vitovska ed il Terrano.
Non vi ho ancora mai parlato di Lupinc, un'azienda agricola che ha sede proprio nel Carso triestino in località Prepotto, in provincia di Trieste.
Curiosamente non ho ancora avuto occasione di visitare la loro cantina e l'agritour, ma dovrò rimediare quanto prima. La foto è di mio padre, che invece ha giustamente fatto loro visita. |
Durante la pandemia, nelle fasi più o meno restrittive di lockdown, l'enoteca che potevo raggiungere mi ha permesso di scoprire i vini di Lupinc e da quel momento me ne sono innamorato. Quando ho rivisto la mia famiglia per la prima volta dopo le restrizioni, mio padre mi ha portato una bottiglia raccontandomi di questa cantina del Carso, parlandone benissimo. Guardo l'etichetta: "Ma certo, Lupinc! Lo conosco benissimo".
Il legame emotivo che si è formato nel tempo con i loro vini è unico, perché sanno raccontare il territorio in un modo particolare: sono prodotti eccellenti, genuini, semplici e ricercati allo stesso tempo. Non si può rimanere delusi provando un vino di Lupinc, perché parla diretto al cuore.
Lupinc - Vitovska 2018: un vino che ho provato molte volte e che mi piace riprovare di tanto in tanto per tenere traccia della sua evoluzione. Corrono da un lato freschezza e mineralità, in parallelo a note di vaniglia gustose e ricche che donano corpo e piacevolezza. In bocca si sviluppa con una rotondità clamorosa, passando per le sue note minerali, i ricordi di pompelmo rosa, le sensazioni di frutta macerata e di pasticceria, oltre ad alcuni sprazzi di liquirizia. Agile in uscita dove la persistenza fruttata e minerale lo rende piacevolissimo.
Lupinc - Malvasia 2019: un altro vino che ho provato più e più volte e che rimane sempre una garanzia di qualità e di un bicchiere sincero, autentico nel rispetto della tradizione carsolina senza rinunciare alla modernità. Sensazioni di pasticceria, profumi di macchia mediterranea e sentori salmastri fanno immaginare le onde del Golfo che tentano di arrampicarsi sui dirupi calcarei. Una buona struttura alcolica, unita ad una striatura minerale logicamente importante. In bocca sapido, con una uscita che ritorna a ricordare il miele e il rosmarino.Lupinc - Stara Brajda 2019: uvaggio non filtrato di Lupinc, a base friulano, malvasia e vitovska. Mi ricorda moltissimo il Braide Alte di Livon, ed è assolutamente un complimento. Ha un naso primaverile e fresco, minerale al punto giusto. Si esalta in bocca, dove alle sensazioni tipiche dei non filtrati carsici si uniscono punte vanigliate e di pasticceria oltre a sferzanti ricordi minerali. Un buonissimo prodotto, con commistioni di grassezza e di acidità davvero ottime.
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